(alla maniera di Italo Calvino)
Quella cosa enorme è lì ormai da mesi, ma solo un certo giorno il Passante appena sceso dal treno "si accorge" della sua presenza, per così dire, e si sofferma a guardare, a cercare di capire.
Molti pensieri confusi gli attraversano la mente, ma una domanda su tutti: PERCHÈ??
E insieme, un sentimento misto ma spiacevole, come di sconsolata allegria, come una risata amara.
Non che lui trovi l'oggetto "brutto" in sé: si sa, i gusti sono soggettivi eccetera.
Ha visto di ben peggio, anzi di tremendo, insopportabile, nell' arredo urbano della sua città.
Ha visto di ben peggio, anzi di tremendo, insopportabile, nell' arredo urbano della sua città.
È che il Passante prova sempre una certa repressa indignazione di fronte alle manifestazioni dell'altrui invadenza e megalomania. Quando qualcuno gli sbatte in faccia una cosa come per dirgli "guarda, QUESTO l'ho fatto IO !" al nostro Passante viene da ridere dentro di sè, ma amaro, triste, pieno di compatimento per la piccolezza degli uomini che si credono - e vogliono essere creduti- grandi.
Il Passante appena sceso dal treno non è un critico d'arte nè un urbanista, ma solo un comune cittadino, uno dei milioni che passano di qui indaffarati, ognuno con le sue pene e faccende, ma che anche volendo non possono non vedere "l'Opera d'Arte": che lì davanti alla Stazione Centrale, enorme e tronituante, quasi in mezzo alla vasta piazza, si impone con la sua massa pesante e ottusa.
E allora per capire di più, il Passante si informa sull'Autore.