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lunedì 7 novembre 2011

Nel futuro le orchestre faranno a meno del direttore ?

la Spira Mirabilis suona senza direttore 
In occasione dei concerti dati a Parigi in questi giorni dalla giovane, brillante formazione con base in Italia Spira mirabilis,  attualmente in tour con la 7° Sinfonia di Beethoven, e prossimamente con la 5°, il noto direttore francese Jean-Claude Casadesus ha rilasciato una intervista  nella quale  esprime una serie di opinioni ragionevoli sulle orchestre che, come la Spira,  scelgono di fare a meno del direttore per  eseguire il repertorio  sinfonico classico. 
A dire la verità il fenomeno non è nuovo  nè recente (valga per tutti l'esempio ormai più che ventennale dell' americana, straordinaria Orpheus Chamber Orchestra) e sopratutto è, a mio avviso, il segno di una lenta ma inarrestabile mutazione "genetica" delle orchestre da camera, che sempre più decidono di affrancarsi  dalla figura di  riferimento del "direttore"  e affrontano  un repertorio sempre più ampio e difficile, incluse opere del Novecento. Vale la pena di commentare brevemente questa mutazione e cercare di capire cosa ci aspetta nel futuro. Siamo forse alla vigilia della grande guerra d'indipendenza delle orchestre? Il Direttore è una figura professionale destinata a cadere nell'oblìo, almeno per una parte consistente del repertorio?  

Innanzitutto, mi pare di poter affermare che  Spira Mirabilis, come le altre formazioni analoghe, non è una vera orchestra sinfonica, ma un grande ensemble, una specie di quintetto  d'archi  allargato, che "importa" nella prassi  interpretativa orchestrale la migliore tradizione esecutiva della musica da camera, e con tale attrezzatura affronta anche quelle sinfonie che è possibile eseguire senza direttore (per quanto, necessariamente, con molte più prove). Come per un piccolo gruppo da camera, le scelte interpretative sono autonome, senza bisogno di un direttore, il cui ruolo viene assolto, tipicamente, dal I° violino, o da un gruppo ristretto di strumentisti che si consultano  preventivamente sul taglio da dare all' interpretazione, e poi fungono da direttore, durante  l'esecuzione, per dare alcuni  indispensabili  attacchi alle loro  "file".
Qualcuno storce il naso, vedendoci una specie di dichiarazione di guerra contro  i direttori. E' peraltro universalmente noto che le orchestre, e a maggior ragione le migliori, in genere mal sopportano la figura del "capo", anche quando costui sia un musicista di prim'ordine. Come ogni organismo collettivo nel quale sia indispensabile una disciplina ferrea nel lavoro, gli orchestrali  tendono  presto a sviluppare nei  confronti  della loro  figura di riferimento una certa insofferenza, quasi  sempre inespressa o mal sopportata, in mancanza di alternative. Le battute salaci sui direttori non si contano, tra i leggii degli  orchestrali, e servono ad alleggerire il peso del dover sopportare uno che ti  dice cosa devi  fare, e come e quando devi farlo.. poi, "quando il concerto riesce bene, è merito del direttore, quando va male invece è colpa dell'orchestra!" Così  pensano, dentro di loro, gli orchestrali. 
E' anche possibile che in fenomeni come la Spira ci sia anche una punta di provocazione contro una certa immagine ingombrante del direttore d'orchestra-demiurgo propagandata oggi dai media. Anche noi, lo confessiamo, siamo d'accordo: diciamo la verità, ne abbiamo a sufficienza di personaggi costruiti ad arte dagli uffici stampa, o di "giovani rivelazioni" che a getto continuo vengono "gettate sul mercato sottostante"(come nella vecchia canzone di Jannacci/Cochi & Renato),molte con l'unico appeal di essere imberbi, particolarmente di bell'aspetto e capaci più che altro di spettacolari prestazioni atletico/ginniche dal podio.
Dunque,nel futuro avremo orchestre senza direttore ? Può essere, e non  vale la pena di compatire la sua triste sorte, se questo è ciò  che il destino gli riserva: in fondo, il direttore d'orchestra come noi lo conosciamo oggi è un fenomeno emerso relativamente tardi nella storia della musica, e potrebbe tramontare senza troppi rimpianti. Se non altro, si tornerebbe ad ASCOLTARE la musica nei concerti, invece che trovarsi costretti a GUARDARE quello strano personaggio che sventola le braccia dal podio....E sarebbe anche un bel risparmio per i budget delle orchestre, perchè i direttori  assorbono parecchie risorse economiche, come sappiamo.
Ma ci sono anche alcune considerazioni contrarie da fare, di banale buon senso. Come dice anche Casadesus nell'intervista citata, innanzitutto gestire in autonomia le prove significa certo maggiore responsabilizzazione e reciproca collaborazione tra i musicisti (e ciò è un bene), ma dall'altra parte implica maggior dispendio di  tempo per la concertazione, e per alcuni fondamentali problemi tecnici legati  alla distanza fisica tra le fonti sonore. In orchestra chi è dietro fa fatica ad ascoltare chi è davanti, e ancor più quando si suona forte. Un altro aspetto problematico è che l'equilibrio sonoro tra le varie sezioni orchestrali può essere efficacemente percepito e regolato solo da una posizione centrale: idealmente, appunto quella del direttore. Quanto più l'organico orchestrale supera una certa dimensione e le distanze fisiche tra gli  strumentisti si allungano, tanto più questi problemi diventano ardui da risolvere senza qualcuno che possa ascoltare e coordinare il tutto da fuori. Quanto più l'opera eseguita presenta complessità e difficoltà ritmiche, tanto più il perfetto sincronismo sarà arduo da raggiungere perchè il ritardo del suono tra una parte e l'altra dell'orchestra rende impossibile la sincronizzazione autonoma. E allora c'è poco a fare, o  si ha tempo  per  lunghissime e costose sessioni di prova (e nel caso di composizioni particolarmente complicate, senza nemmeno la garanzia di esito sicuro), o il direttore rimane la scelta più conveniente.
Dunque, è  prevedibile che in futuro ci  saranno  sempre più orchestre  senza direttore, ma di dimensioni ragionevolmente ridotte, mentre il grande repertorio  sinfonico , tardoromantico e moderno (per non parlare dell'Opera), non potrà farne a meno.... 
Tutto questo  discorso  naturalmente vale almeno fino a che esisterà quel fenomeno artistico nato in  Europa che chiamiamo "musica classica", ma la cui  permanenza anche nel futuro non appare oggi più scontata, alla luce della globalizzazione e della crisi.
Ma questo  è  un altro  discorso. 
  

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